CELIMARRO la necropoli altomedievale
Il sito è costituito da un’altura posta a ridosso del fiume Coscile nell’area in cui esso confluisce nella vasta piana di Cammarata. L’area necropolare di Celimarro è databile al VI-VII secolo d.C.. Le prime tombe furono rinvenute casualmente nel 1957, alle pendici dell’altura, durante i lavori di costruzione di una centrale elettrica, Agostino Miglio poi ne individuò altre nella stessa zona e una (T4) sulla sommità dell’altura, dove altre due furono scavate dai clandestini (T1 e T2), una quarta, nel settembre del 1982, fu scoperta dal Gruppo Archeologico del Pollino, mentre altre (T5, T6, T7, T8 e T9) furono riportate alla luce dalle ricerche condotte dalla Cattedra di Archeologia Cristiana della Università della Calabria.
Le tombe poste sulla sommità dell’altura sono tutte di tipo antropomorfo, intagliate in un banco di travertino, orientate O-E e si tratta, in genere, di sepolture plurime e di riutilizzo: la T3 ha rivelato una deposizione multipla in cui lo scheletro relativo all’ultima deposizione si presentava per lo più integro e con le braccia incrociate sul petto, mentre i resti ossei di altri due inumati erano raccolti sulle gambe dell’ultimo deposto e i due crani posti all’altezza dei fianchi; la T5, di piccole dimensioni, è la tomba di un neonato con relativo corredo funebredel quale si rinvennero solo molteplici resti ceramici ed un vasetto piriforme; la T6 presentava una quadrupla deposizione; la T7, come anche la T6, rivelava la presenza di un leggero rialzo per posizionarvi la testa del defunto; la T8, come la T6, presentava una quadrupla deposizione e si caratterizzava per l’utilizzo, come copertura, di due grandi macine in pietra; la T9, infine, restituiva due inumati dei quali l’ultimo con braccia incrociate sul bacino.
Il rinvenimento, nei pressi delle sepolture, di diversi frammenti di ceramica da cucina fa ritenere che fosse praticato il rito del “banchetto funebre” (Refrigerium), mentre la presenza di buchi di palo nei pressi delle sepolture ha dato modo al Prof. G. Roma di ipotizzare che essi furono utilizzati per porvi delle “pertiche” (segnacoli per il ricordo del defunto) che, di tradizione longobarda, vengono descritte nella “Historia Langobardarum” di Paolo Diacono. Le tombe presentano tra di loro alcune significative differenze, che fanno ritenere che la necropoli fosse utilizzata da due popolazioni di cultura diversa.
CELIMARRO
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